Facciamoci un giro 06.05
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Affetti Disgiunti
Tempo fa avevo un dubbio. Nella mia vita ne ho avuti tanti, ma questo è uno di quelli che rischiavano di rimanere lì, insoluti e fastidiosi. Siccome non era una faccenda esistenziale, me lo ponevo solo quando si presentava l’evento scatenante. La questione, molto banale, era: fino a che punto vanno sfogliati i carciofi quando si puliscono? Avevo cercato di regolarmi guardando il colore e la consistenza della foglia, togliendone il più possibile ma non troppe. Inevitabilmente, alla cottura i carciofi risultavano troppo duri o filacciosi. Al contrario, se andavo avanti, di dieci carciofi, ne rimaneva a mala pena una porzione.
Potevi chiedere, qualcuno dirà, e, infatti, così feci. Si sa, come con il polipo, ognuno ha la sua ricetta e il suo modo di realizzarla, che per un altro non funziona. “Cosa ci vuole!”, mi dicevano. E così, i miei carciofi risultavano sempre per metà immangiabili.
Non avevo ancora fatto la domanda a mia madre, come avrebbe potuto essere naturale, per un semplice motivo. Pur cucinando molto bene, alle domande “Ma quanto ne metti?” , “Per quanto tempo?” ha sempre risposto con misure tutte sue, “Un tot”, “A occhio”. Alla domanda finale “ “Quando è pronto?”, la risposta è : “ Si vede”. Capite bene che, benché favoriscano la sperimentazione, le sue risposte non sono di utilizzo immediato. Alla fine, però, dopo aver chiesto a destra e a manca, lo domandai anche a lei. Quel giorno aveva cucinato dei carciofi buonissimi, perfetti. E la sua risposta fu:
“Tu cominci a togliere foglie. Quando ti sembra di aver finito vai avanti ancora un po’”. Da quel giorno feci in questo modo e non sbagliai mai più.
Ecco, questo episodio mi è venuto in mente in questi primi giorni di fase 2, in cui si dice che molto è affidato alla nostra capacità di autoregolamentazione e quindi entra in gioco il famoso buonsenso, cosa di cui tutti pensiamo di essere ampiamente dotati.
Quando parliamo di buonsenso, sappiamo bene che per ognuno di noi il proprio senso delle cose è quasi sempre buono, che abbiamo modi diversi di valutare e che, soprattutto, il mio senso è sempre un po’ più buono del tuo. Per cui, quando mi verrà un dubbio sulla correttezza o meno dell’ andare a trovare quel congiunto, se potrò fermarmi un minuto a salutare un amico e chiedergli come sta, penserò ai carciofi. Se la risposta che mi darò mi sembrerà di buonsenso, andrò ancora avanti e toglierò qualche fogliolina ancora.
Di Fulvia Lisbona